Il giallo è servitoRacconti

L’andirivieni del Diamante (2/6)

Tempo di lettura: circa 4’00”. /// Un racconto della serie Il giallo è servito. ///

Il commissario arriva all’Osteria Il Diamante, dove Ezechiele Bernasconi è appena stato ucciso, per farsi un’idea della situazione e procedere con i primi interrogatori sul posto. E apparentemente, fra chi era presente, aleggia parecchia fretta di andarsene…


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L’andirivieni del Diamante


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Il commissario era spiacevolmente sorpreso di vedermi. Non tanto perché non aveva voglia di scambiare due parole con me. È solo che avrebbe voluto farlo in circostanze un po’ diverse. Semplicemente trovarsi a chiacchierare e a bere un caffè, per dire. Insomma, parlare d’altro che non di un nuovo omicidio avvenuto in mia presenza, manco fossi una novella Jessica Fletcher, pronta ad attirare assassini ovunque mettessi il naso.

Quando avevo chiamato la polizia, una decina di minuti prima, Ezechiele Bernasconi era appena stato ucciso a coltellate nella cucina dell’Osteria Il Diamante, il ristorante dove avevo appena ricominciato a lavorare in nero e di cui lui era diventato da poco più di un anno il proprietario. Il commissario è arrivato subito e ha cercato di capire il più velocemente possibile la situazione. Ha preso nota di tutti i presenti. Poi ci ha interrogati a turno.

Io sono stata l’ultima. Anche perché, bisogna pur dirlo, a differenza dell’operaio e dei tre assicuratori, il mio capo era appena morto e il locale in cui lavoravo sarebbe stato sigillato per qualche giorno. Nessuno mi avrebbe rotto le scatole per nessun tipo ritardo. Nell’attesa, mi sono quindi messa a leggere un giornale.

I primi ad essere interrogati sono però stati Martina e Normanno, gli ex-proprietari. Un po’ perché conoscevano bene il locale, avendoci passato la maggior parte della loro vita lavorativa. Un po’ perché erano i più anziani fra i presenti. Ma soprattutto perché non avevano mai chiesto al commissario di fare presto.

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Normanno ha detto gli ho ceduto il locale, ma me ne sono pentito. Il commissario ha detto perché? Normanno ha esitato un attimo, forse pensando al fatto che la decisione di vendere Il Diamante l’aveva presa la sua schiena, piuttosto che la sua testa o la sua pancia. Ma poi ha detto semplicemente era un poco di buono. Il commissario ha detto in che senso? Martina ha ripetuto era un poco di buono. Non pagava le cameriere. Le trattava male. Non era gentile con i clienti. Ha rovinato l’immagine di questo posto. Normanno ha aggiunto è anche stato denunciato alla polizia. Per via delle cameriere. Quelle che c’erano prima. Il commissario ha detto grazie, verificherò con i miei colleghi.

Poi ha chiesto a Normanno e Martina di rimanere a disposizione. E ha preso nota del loro numero di telefono e del loro indirizzo. Prima di concludere con loro, rendendosi conto che abitavano proprio di fronte al ristorante, ha chiesto ancora vi ricordate di alterchi, discussioni animate, stranezze accadute qui fuori dal ristorante e che hanno coinvolto Ezechiele Bernasconi, di cui magari siete stati testimoni negli ultimi tempi? Martina e Normanno si sono guardati e hanno scosso la testa. Poi si sono girati verso il commissario e hanno di nuovo scosso la testa. Il commissario ha detto bene.

I tre assicuratori non avevano granché da dire, se non che non avevano tempo da perdere, ché dovevano tornare al lavoro, ché avevano degli appuntamenti in agenda. Hanno detto anche che non sarebbero più ritornati in quel postaccio, che una volta era meglio. Poi hanno ripetuto che avevano fretta di andarsene.

L’operaio ha detto sono venuto qui solo per mangiare, devo tornare al cantiere. No signor commissario, non ho visto niente. Sentito niente. Mi scusi, dovrei andare. Allora il commissario ha lasciato andare anche lui e si è seduto di fronte a me. Ho messo via il giornale. Anche se, a dire la verità, stavo più che altro ascoltando i suoi interrogatori. Non ricordo nessuna delle notizie che ho letto.

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Il commissario mi ha chiesto di ripercorrere dall’inizio quanto era successo, cercando di ricordare i dettagli. Mi ha detto so che sai notare le cose giuste. Mi ha posto domande precise riguardo ai presenti: Martina e Normanno, i tre assicuratori, l’operaio. Oltre che su Ezechiele e sul mio rapporto con lui. Mi ha chiesto se conoscessi le precedenti cameriere e gli ho detto no. Che non le avevo mai incontrate, non sapevo nemmeno il loro nome.

Per finire, quando il commissario stava già per mettere via il suo taccuino, gliene ho fatta una io, di domanda. Gli ho chiesto se sulla dolce famigliola non voleva sapere nulla. Il commissario ha detto quale dolce famigliola? Io ho detto quella che è andata via senza chiedere il conto, ma che ha lasciato i soldi sul tavolo, compresa un po’ di mancia. Il commissario ha detto come scusa? Quale famigliola? Io ho detto quella che se ne è andata appena prima che chiamassi la polizia, prima che arrivasse lei. Che arrivassi tu, mi sono subito corretta. Lui era molto professionale, facevo fatica a dargli del tu.

Il commissario ha ripercorso i suoi appunti. Non c’era nessuna dolce famigliola, fra quegli scarabocchi incomprensibili. Poi ha detto dimmi tutto. Ti ascolto. Dimmi tutto quello che ti ricordi.


Continua con il terzo episodio.

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