Recensioni di letteratura svizzera

Recensione di “Cielo di stelle” di Erminio Ferrari

Tempo di lettura: circa 3’00”. /// Una recensione di letteratura svizzera. ///

Cielo di stelle ricostruisce, con un incrocio di testimonianze alla Rashomon, quello che ancora oggi resta il più grave incidente sul lavoro mai avvenuto nella Svizzera italiana. Per me è stata soprattutto un’occasione di riflettere sul nostro rapporto con la sicurezza sul e del lavoro.



Recensione di “Cielo di stelle” di Erminio Ferrari


Avete presente quei libri di cui senti parlare e che suscitano in te un immediato interesse, ma che finisci poi per non leggere perché non sembrano fatti per te? Ecco, Cielo di stelle di Erminio Ferrari (Edizioni Casagrande, 2017) per me era uno di quei libri. E allora per fortuna che Viceversa Letteratura mi ha chiesto di scriverne una recensione!

Ad allontanarmi inizialmente dalla lettura c’è forse stato il sottotitolo: Robiei, 15 febbraio 1966. Non amo particolarmente i romanzi storici e, se è vero che leggo regolarmente saggi sui temi più vari, nei saggi cerco più che altro elementi utili a decifrare la realtà che stiamo vivendo oggi o magari quella che ci troveremo ad affrontare fra qualche anno, piuttosto che scavare nelle gallerie del tempo.

Sì, lo so. Non si può capire il presente senza conoscere il passato. Ma sto parlando dei miei gusti, non di cosa sia opportuno fare. E io sono più portato per guardare avanti che non per guardare indietro, più da Fahrenheit 451 che non da Il nome della rosa.


Né saggio né romanzo

Ad ogni modo, Cielo di stelle non è propriamente né un saggio né un romanzo. Da una parte, per scrivere il libro l’autore è partito più da una motivazione personale, esplicitata sin dalle prime pagine, che non dalla volontà di ricostruire i fatti che hanno portato a quello che ancora oggi resta il più grave incidente sul lavoro mai avvenuto nella Svizzera italiana. Mentre dall’altra, se è vero che non si tratta nemmeno di un romanzo, l’impressione è quella di avere a che fare con dei veri e propri personaggi, delle cui vite Erminio Ferrari riesce a renderci partecipi come nella migliore fiction.

Come avrete capito, il libro mi è piaciuto molto (con una piccola riserva di cui parlo alla fine della recensione): in particolare, la struttura alla Rashomon ‒ ovvero la ricostruzione dell’accaduto tramite testimonianze incrociate che però non sempre collimano ‒ chiede al lettore una partecipazione attiva, il che rende la lettura molto stimolante.

Personalmente, poi, Cielo di stelle mi ha fatto molto riflettere sulla visione che oggi abbiamo della sicurezza sul lavoro. Nel 2017 un qualsiasi incidente di modesta gravità è visto come qualcosa da evitare a tutti i costi. Ed è giusto che sia così. In quegli anni invece ‒ gli anni ’60 del secolo scorso ‒ la possibilità di lasciarci le penne faceva in qualche modo parte della quotidianità di molti cantieri.


La sicurezza del e sul lavoro

Mi ha colpito molto, in questo senso, quanto dice a un certo punto un operaio, uno dei tanti immigrati ‒ spesso italiani ‒ che hanno costruito le nostre dighe: liberare le strade dalla neve era uno di quei lavori accessori che si prendevano a carico per “far su” ore e tirar dentro qualche soldo in più da mandare a casa; e per farlo, si andava da soli, perché se veniva giù una valanga il morto era uno solo.

Oggi, più che di sicurezza sul posto lavoro ci preoccupa la sicurezza del posto di lavoro. A segnare la vita di molte famiglie non è più la possibilità di un grave infortunio, che poteva rendere inabile al lavoro una persona, quanto piuttosto la possibilità di perdere il lavoro e di non riuscire più a trovarne un altro; o di trovarne uno che non permette però di pagare le bollette.

Per questo ‒ e guardando come mio solito al futuro ‒ resto convinto che l’unica soluzione sarà quella di istituire, in Svizzera come nel resto d’Europa, un Reddito di Base Universale e Incondizionato. Ma questo è tutto un altro discorso, che con il libro non ha proprio nulla a che fare.

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