Punti di vista

Stranieri e sicurezza alla RSI

Tempoo di lettura: circa 4’00”. /// Punto di vista. ///

Solo oggi sono riuscito a trovare il tempo di guardare il telegiornale post-votazioni di domenica sera. E ci sono un paio di cose che non mi sono piaciute.


TG_RSI


Stranieri e sicurezza alla RSI


Trovo che il telegiornale della RSI sia un ottimo telegiornale. Come del resto sono molto curati anche i radiogiornali. I miei dubbi, riguardo all’informazione della RSI, in particolare nel contesto del mandato di servizio pubblico, riguardano come già scritto soprattutto l’online.

Dico questo perché sto per criticare il telegiornale RSI. Ed è una critica puntuale, relativa a quanto scrivevo la settimana scorsa sull’utilizzo della parola “sicurezza” da parte dei favorevoli al raddoppio del Gottardo e dell’iniziativa per l’attuazione dell’UDC.


La sicurezza al telegiornale…

Il fatto di poter recuperare contenuti video, nei giorni successivi alla loro messa in onda, è un aspetto dell’offerta online della RSI che apprezzo molto. E che trovo importante mantenere. Anche perché di per sé, in questo caso, non si tratta di una concorrenza ai limiti del leale ai media cartacei. Negli scorsi giorni ho avuto diversi impegni e scadenze e non ho quindi avuto il tempo di informarmi sulle reazioni ai risultati delle votazioni. Oggi ho finalmente potuto recuperare il telegiornale di domenica sera proprio grazie a questo servizio. E sono quindi ancora più contento che esista.

Sono però rimasto un po’ deluso da un paio di cose, guardando l’edizione di domenica del telegiornale. La prima non ha niente a che vedere con la RSI o la redazione del telegiornale, ma mi ha dato parecchio fastidio. Ancora una volta, i favorevoli al raddoppio hanno detto che gli svizzeri hanno accettato l’idea di un secondo tubo al Gottardo in particolare per garantire una maggiore sicurezza nel tunnel, Doris Leuthard per prima.

Trovo sia ancora più assurdo parlare di sicurezza adesso, dopo la votazione, quando la necessità di incamerare voti non c’è ormai più. Davvero assurdo. Ma ne ho già scritto tanto in Di cosa parliamo quando parliamo di sicurezza la settimana scorsa. E penso che non avrei nulla da aggiungere, tranne forse una cosa che ho scritto su facebook qualche tempo fa, commentando un post di Greta Gysin: «”sentirmi più sicuro/a mentre attraverso in auto il tunnel del Gottardo” è molto diverso da “aumentare la sicurezza nel tunnel del Gottardo” e completamente un’altra cosa rispetto ad “aumentare la sicurezza sulle strade svizzere”.»

Senonché il Nazionale oggi ha deciso di rimettere in discussione il limite di 650’000 camion all’anno che possono per legge passare sotto il Gottardo. Come sappiamo ne passano molti di più. E il postulato del gruppo PLR, datato 5 marzo 2014, anche se adottato solo ieri dal parlamento, motiva questa rimessa in discussione con il fatto che più di un rapporto ha definito questo obiettivo come irrealistico. Cos’ha a che fare questo con la sicurezza? Be’, rimettere in discussione l’obiettivo ‒ seppur ambizioso o forse anche irrealistico ‒ di diminuire drasticamente il numero di camion che circolano sulle nostre autostrade equivale a rinunciare anche solo a provare a migliorare la sicurezza su queste stesse autostrade.

In alternativa, perché non spendere più soldi nella prevenzione, come nella recentemente annunciata campagna della Polizia Cantonale “Stop a messaggi e selfie alla guida”, dato che, secondo quanto detto da Fabienne Bonzanigo, responsabile del programma “Strade sicure” in seno al Dipartimento delle istituzioni del Canton Ticino, il 20% degli incidenti stradali in Svizzera è dovuto alla distrazione, in gran parte dovuta all’utilizzo di telefoni cellulari alla guida?


…e gli stranieri

Quando si è passati a parlare dell’altra votazione molto sentita, quella per l’attuazione dell’espulsione dei criminali stranieri promossa dall’UDC, di sicurezza non si è praticamente parlato. Anche perché ‒ e non dimentichiamocelo ‒ dopo la prima iniziativa per l’espulsione degli stranieri che commettono reati, accettata dal popolo, il parlamento ha già inasprito di parecchio la legge in questo senso. In compenso, mi ha lasciato un po’ basito la scelta delle persone da intervistare per rappresentare il sentimento e la reazione degli stranieri che vivono in Svizzera.

Come scrivevo nell’articolo sulle votazione della settimana scorsa (è la terza volta che lo cito, scusate; ma senza false modestie, credo proprio che valga la pena leggerlo) le tre maggiori comunità di stranieri presenti in Svizzera sono quella italiana, quella tedesca e quella portoghese. La RSI ha però deciso di intervistare Marilyn Amato, portavoce degli amici dell’Ecuador, Constant Aharh, della comunità africana del Ticino, e Vladimir Miletic, presidente del portale serbinfo.ch.

Ora, senza nulla togliere alle singole persone intervistate, gli ecuadoregni rappresentano lo 0.2% della popolazione straniera che vive in Svizzera. Gli africani (tutti i Paesi combinati) sono meno del 5%. I serbi, meno del 4%. Con tre persone intervistate non arriviamo a rappresentare nemmeno il 10% della popolazione straniera. Perché non intervistare anche un italiano di Zurigo o di Losanna, con moglie e figli svizzeri? O una tedesca nata e cresciuta in Ticino, senza più nessun legame con il Paese del suo passaporto? Oppure un portoghese che lavora in una cava della Riviera, e che ha dato il suo contributo per dare vita al monolito del massiccio del San Gottardo, presentato a Expo 2015 a Milano?

Perché insistere ancora e ancora con quest’idea che “gli stranieri” sono quelli che arrivano da lontano, da altri continenti, da altre culture? Ci sono anche questi stranieri, certo. Ed è giusto intervistarli, far conoscere la loro situazione e il loro punto di vista; la loro storia individuale. Ma della maggior parte degli stranieri non ne parliamo? Per i media e per la RSI sono forse troppo vicini, troppo integrati e troppo simili a noi svizzeri, per essere degli stranieri credibili, rappresentativi?


Rispetto alla prima pubblicazione, questo articolo è stato modificato per adeguarsi all’attualità, aggiungendo un paragrafo alla sezione La sicurezza al telegiornale…

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