Punti di vista

7 cose che ho capito grazie a Chiassoletteraria 2016

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Tempo di lettura: circa 1’00”. /// Un punto di vista. ///

Domenica si è conclusa l’11esima edizione del festival internazionale di letteratura Chiassoletteraria, alla cui organizzazione collaboro dal 2010. A tutti quelli con cui ne ho parlato, è sembrata un’edizione davvero riuscitissima. Di seguito, molto sinteticamente, 7 cose che ho capito negli scorsi giorni.


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Grazie all’edizione di Chiassoletteraria 2016 ho capito che:

  1. Non è scontato che il moderatore o la moderatrice di un incontro abbia letto i libri di cui sta parlando con chi li ha scritti. Ma quando questo accade ‒ e mi sembra che a Chiassoletteraria 2016 sia sempre stato il caso ‒ fa decisamente la differenza, perché sia le autrici e gli autori invitati sia il pubblico se ne rendono conto, e lo apprezzano.
  2. Avere delle traduttrici brave e professionali non solo rende gli incontri fruibili a tutti: li rende più belli.
  3. Il cliché del cioccolato svizzero può andare molto più lontano di quanto avessi mai creduto, ovvero fino a far credere che in Svizzera, in ogni singolo comune, ci sia almeno una cioccolateria artigianale nella quale rifornirsi a piacimento.
  4. Anche un festival può sentirsi in qualche modo incinto, non solo un futuro padre (sulla futura madre, credo non ci siano mai stati dubbi).
  5. La traduzione consecutiva, in un festival come Chiassoletteraria, è meglio della traduzione simultanea, perché ti obbliga ad ascoltare e a guardare lo scrittore o la scrittrice che hai davanti, a sentire il suono della sua lingua, a interpretare l’espressività del suo volto e delle sue mani, anche senza capire tutto quello che dice.
  6. Il mondo è proprio piccolo: adesso conosco una persona che conosce la suocera di George Clooney.
  7. La traduzione consecutiva è meglio di quella simultanea anche per un altro motivo: rende visibile il lavoro di traduzione, e te lo fa apprezzare.

Un pensiero su “7 cose che ho capito grazie a Chiassoletteraria 2016

  1. Personalmente, a Chiassoletteraria, ho avuto una conferma: non sempre chi sorride e sa scrivere con comicità è una persona spensierata. A volte sa nascondere la sua sofferenza o l’ha semplicemente accettata e sa vedere, quando è possibile, il lato buffo della vita. Davvero complimenti alle traduttrici che hanno dimostrato molta empatia.

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