Tempo di lettura: circa 2’30”. /// Una recensione di letteratura svizzera. ///
Il mio giudizio su Nessun messaggio nuovo di Dada Montarolo (Gabriele Capelli Editore, 2017), che ho recensito per Viceversa Letteratura, non è completamente positivo. Ho però provato ad andare a fondo del perché non mi sia piaciuto questo romanzo, le cui premesse lasciavano presagire una lettura interessante.
Recensione di “Nessun messaggio nuovo” di Dada Montarolo
A volte capita di leggere un libro la cui premessa ti sembra particolarmente interessante, un libro che tratta di un tema attuale e di cui è importante parlare, un libro che è stato pubblicato da un editore che generalmente butta fuori ottime cose, eppure di rimanere delusi. In alcuni casi è per via di aspettative sbagliate da parte tua, in altri perché il libro effettivamente non mantiene le promesse; più spesso, forse ‒ e molto più semplicemente ‒ perché la componente soggettiva prende il sopravvento e, seppure tu non riesca a trovare qualcosa da rimproverare al libro, non riesci a fartelo piacere.
Capita, appunto. Ma quando di quel libro devi scriverne una recensione, non puoi semplicemente metterlo da parte nella pila dei libri che, per qualche motivo, non hai apprezzato o hai lasciato a metà. E nella mia recensione di Nessun messaggio nuovo di Dada Montarolo (Gabriele Capelli Editore, 2017), pubblicata oggi da Viceversa Letteratura, ho provato a capire cosa di questo romanzo non mi abbia convinto.
Una premessa più che interessante
Il rapporto che la nostra società ha con la morte ‒ con l’affrontare la morte quando viene il momento di farlo ‒ trovo sia un tema attuale come pochi altri. Da una parte, i costanti progressi della medicina sembrano prometterci un futuro in cui sarà possibile guarire da ogni malattia. Dall’altra, siccome ora come ora, in certi casi, più che combattere la malattia si rischia di allungare l’agonia del paziente, l’idea del suicidio assistito è sempre più accettata; anzi, la possibilità di scegliere come e quando morire viene sempre più vista come un diritto di ognuno, in particolare in Svizzera, dove il suicidio assistito è una pratica legale da ormai diversi anni.
In questo caso, ad Alex, il protagonista nonché narratore del romanzo, i medici comunicano sin dalle prima pagine che a lui non restano che pochi mesi da vivere, a causa di una grave malattia ormai non più curabile. Per affrontare la situazione, Alex decide allora di scrivere una serie di email a tre delle persone più importanti della sua vita, le quali però finiscono per non rispondergli.
Perché la sua casella di posta elettronica non riceve nessun messaggio nuovo? Qual è la vera natura dei rapporti che Alex ha con quelle tre persone? Se ci dovesse capitare di affrontare una situazione simile a quella di Alex, faremmo come lui?
Un narratore più che fastidioso
Le premesse del libro, insomma, sono secondo me più che interessanti. Ma in un libro in cui tutto è costruito attorno al suo protagonista, come in questo caso con Alex, inevitabilmente quell’unico punto di vista a disposizione del lettore deve essere a prova di bomba. Ciò che non è il caso, a mio avviso, in questo Nessun messaggio nuovo.
Ma per sapere perché e in che modo, vi invito a leggere la recensione per intero. E se avete letto il libro e non siete d’accordo con la lettura che ne ho fatto, vi invito ad alimentare la discussione qui sotto oppure su facebook.