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Una giornata a Parma

Foto di Pino Covino per Cooperazione.

Da bambino mangiavo cinque cose, fra cui pasta in bianco, riso in bianco e parmigiano (che per me era la stessa cosa del grana ‒ non ditelo agli emiliani ‒ e dello sbrinz, che mia nonna spacciava per parmigiano per farmelo mangiare; è solo molti anni dopo che ho scoperto perché il parmigiano della nonna aveva un sapore così strano).

Più in generale, non avevo grande interesse per il cibo. Dal momento che mangiavo abbastanza per stare in piedi e correre e fantasticare, non me ne importava molto del gusto. Anzi, “meno gusti strani per tutti” sarebbe probabilmente stato uno dei miei mio slogan politico.

Il mio articolo su una giornata gastronomica passata a Parma ha quindi fatto sorridere più di una persona. Però sì, sono cambiato. Da quando ho cominciato a cucinare, all’università, ho cominciato anche ad apprezzare il cibo, i sapori, la gastronomia. E non per le mie qualità di cuoco, semplicemente perché ‒ come per tutte le cose ‒ quando cominci a mettere le mani in pasta e a scoprire cosa c’è dietro a un piatto, ti accorgi del valore che cela.

Quindi ecco, questa giornata nella City of Gastronomy dell’UNESCO, me la sono proprio goduta. E invito tutti gli amanti del buon cibo a passare qualche giorno a Parma, magari seguendo qualcuno dei consigli che ho dato nel mio articolo.

Leggi l’articolo su cooperazione.ch!

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