Racconti

Qua e là

Tempo di lettura: circa 3’30”. /// Un racconto. ///

A Chiassoletteraria, lo scorso weekend, si è parlato molto di migranti e di frontiere. Domenica prossima, invece, è la Festa della mamma. Mi sembrava quindi una buona idea recuperare questo racconto, scritto più di 10 anni fa, nel quale appaiono questi due temi. Non lo scriverei più nello stesso modo, evidentemente, ma mi è valso un primo elogio da parte del fresco vincitore del Gran Premio svizzero di letteratura Alberto Nessi, che faceva parte della giuria che l’ha premiato. E anche per questo motivo, ci sono parecchio affezionato.



Qua e là


Quando la vidi per la prima volta aveva il braccio completamente rosso. Era scivolata su di un sasso bagnato ed era finita nelle ortiche. Aveva la faccia arrabbiata perché, cadendo, i fiori che aveva raccolto in un mazzo per la festa della mamma si erano sparpagliati ovunque. E non aveva voglia di ricominciare a raccoglierli ad uno ad uno. Le feci un nuovo mazzo e glielo passai oltre quella lunga rete senza porte che correva lungo tutto il bosco, sulla quale si era appoggiata a piangere. Mi sorrise, prima di tornare a casa con i fiori ben saldi nella mano.

La prima volta che lo vidi era stata nel bosco sopra il paese. Stava piangendo perché sua madre si era arrabbiata e lui non capiva perché. Si era dimenticato che fosse il giorno della sua festa e al primo pretesto lei gli aveva gridato dietro. Gli avevo detto, dall’altra parte della ramina, che a volte un piccolo mazzetto di fiori basta a ricevere di nuovo un abbraccio. Mi aveva sorriso, prima di ritornare con due bei mazzi di tutti i colori.

Ricordo di aver percorso la rete decine di volte, su e giù alla ricerca di un buco per passare dall’altra parte, nel caso l’avessi rivista, per giocare un po’ insieme. I miei fratelli erano già grandi e non sempre volevano stare con me. Poi finalmente mi accorsi di un punto dove una piccola frana aveva aperto uno spazio. E una volta trovata quell’uscita, ne avevamo fatte di corse nei prati!

Nelle sere d’estate mi inventavo bugie sempre nuove, per poter andare a rincorrere le lucciole con lui. I miei fratelli più grandi mi davano della scema quando mi divertivo cercando di prenderle vicino a casa. E così scappavo verso di lui. Ci trovavamo senza neanche darci appuntamento. Ogni tanto mi chiedevo se non vivesse lì nel bosco!

Mi annoiai a morte quando lei partì per una settimana in visita ad alcuni parenti. Zurigo, aveva detto. Non avevo la minima idea di dove fosse. Mi disse che era lontano e che doveva fare tante ore di viaggio. Mi capitò di andare nel bosco, in quei giorni, quando mi sentivo solo. Per vedere se per caso non fosse tornata prima del tempo.

Sua nonna spesso gli raccontava delle storie, la sera. E poi lui le raccontava a me. A volte non se ne ricordava una parte e continuava la storia mettendoci del suo, lasciando andare la fantasia. Queste erano le storie che preferivo: assurde quanto bastava a farmi sognare. Soprattutto quando non riusciva a tirarsi in mente il finale e non aveva l’obbligo di fare in modo di collegare due parti della storia, ma poteva inventare tutto lui.

Per diversi anni non la vidi. Un giorno, già adulto, ritornai alla casa dei miei genitori, per stare un po’ con loro. Decisi di andare a fare una passeggiata nel bosco, per rinfrescare i ricordi. Mi arrampicai in tutta calma lungo i sentieri che da bambino tagliavo correndo fra gli alberi. Sorrisi più volte durante quella salita, ripensando al passato. E lei stava come sempre dall’altra parte. Come sempre ci eravamo trovati per caso, senza decidere nulla. Come sempre, oltre la rete, lei mi stava ricambiando il sorriso.

L’ultima volta che lo vidi, ero andata a raccogliere castagne con i miei due bambini. Avevo alzato lo sguardo un attimo, per tenerli d’occhio, ma ci fu un’altra immagine, che mi sorprese. Rimasi lì incantata, senza sapere cosa dire. E lui mi rispose con lo stesso tono: con quel sorriso immobile, che sembra non avere voglia di abbandonare il viso su cui si è appoggiato. Non aggiunsi altro. Ci si può incontrare anche in silenzio, se non si ha bisogno di una lingua per esprimersi.

Pensai: «Sono io che ti vengo incontro ogni volta o tu che vieni verso di me?».

Pensai: «Chi va da qualche parte incontra sempre qualcuno, senza che niente e nulla li possa dividere».


Vincitore ex-aequo di un concorso organizzato dall’associazione culturale Montearte sul tema “Incontrarsi-Incantarsi”, Qua e là è stato pubblicato sull’edizione del 1. ottobre 2004 del settimanale L’Informatore.

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