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Di allergie e letteratura

La scuola può creare allergie. Lo dico per esperienza. Io per esempio ho contratto un’allergia a Italo Calvino. Alle elementari ci avevano fatto leggere Marcovaldo. Troppo presto per apprezzarlo. E poi non sono più riuscito a leggere altro di Calvino.

Anzi no. Un’altra cosa l’ho letta. Lezioni americane. Anche in quel caso, però, perché obbligato dalla scuola. Che in quel caso era l’Istituto letterario svizzero di Biel/Bienne, dove ho studiato scrittura letteraria e dove ho trovato le lezioni di Calvino molto vicine al mio modo di interpretare la scrittura di opere di narrativa.

E però nulla. Dopo quelle lezioni americane, di lui non ho più letto altro. Ho paura che mi deluda. Ho paura che i suoi libri non mi piacciano, come non mi era per niente piaciuto leggere Marcovaldo alle elementari.

La scuola è però anche il luogo in cui ho incontrato Roald Dahl e la sua Fabbrica di cioccolato. Stava in un armadio grigio pieno di libri, che chiamavamo biblioteca.

Una volta lasciatomi alle spalle le elementari, alle medie per fortuna non sono diventato allergico ad altri autori. Ho però imparato a odiare una materia, francese, “grazie” a una delle ‘soresse che la insegnava. Così, per ripicca, mi sono innamorato della lingua, grazie in particolare ai fumetti franco-belgi, che leggevo lontano dalla scuola e fuori dalle sue lezioni.

Arrivato al liceo, ecco però un’altra potente allergia. Quella alle Tre Corone: Dante, Petrarca e Boccaccio. Ma il liceo è anche il luogo in cui ho vinto uno dei miei primi concorsi di scrittura, organizzato proprio dalla scuola.

Il liceo mi ha fatto capire che non avrei mai studiato lettere all’università, ma mi ha anche fatto capire che scrivere, che raccontare storie per iscritto, era qualcosa che mi piaceva e che mi usciva anche piuttosto bene.

Insomma, il mio rapporto di lettore con la scuola è un po’ in chiaroscuro. E il vostro, com’è?

Ascolta il podcast di questa puntata su radiogwen.ch!

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