Riflessioni alla seconda persona

La legge fisica dell’attrito

Tempo di lettura: circa 2’00”. /// Una riflessione alla seconda persona. ///

La legge fisica dell’attrito mi ha sempre affascinato. Sarà forse bizzarro, avere una legge fisica preferita, ma io ce l’ho. E ho provato ad applicarla alla vita, per vedere se può aiutare a capire qualcosa in più.



La legge fisica dell’attrito


 

Tu ce l’hai una legge fisica preferita? La mia è quella dell’attrito. Mi ha sempre affascinato il fatto che l’energia necessaria a mettere in moto un oggetto fermo sia maggiore rispetto a quella necessaria a mantenere quello stesso oggetto in movimento.

In effetti, non è particolarmente sorprendente o controintuitivo. Prova a pensare all’ultimo oggetto pesante che hai spinto o trascinato per terra. Ti sarai sicuramente accorta che c’è stato un istante, appena dopo averlo messo in movimento, in cui ti sei resa immediatamente e intuitivamente conto che potevi diminuire la forza di spinta ‒ o quella necessaria a tirarlo. Altrimenti, se non ti viene in mente nessun oggetto pesante spostato di recente, pensa alla bicicletta. Anche se è un po’ di tempo che ti dici che dovresti tornare a inforcarla non la inforchi per vari motivi indipendenti dalla tua volontà, non ci si dimentica di certo cosa vuol dire pedalare. Per partire, devi metterci una certa quantità di forza, ma per continuare a pedalare ce n’è bisogno di molta meno, posto che non ci sia una salita.

Eppure, se ci pensi, questa legge ha qualcosa di insensato. L’oggetto rimane lo stesso. La superficie su cui poggia pure. Allora, perché mai c’è bisogno di più energia per mettere in moto un oggetto fermo che non per mantenerlo in movimento, se né l’oggetto in questione né la superficie su cui poggia cambiano?


E nella vita?

Insomma, al di là delle ragioni fisiche del perché questo accade ‒ che non saprei spiegare in maniera abbastanza convincente o informata ‒ è sempre meglio continuare a spingere, anche quando si è stanchi, che non fermarsi e ripartire. E questo vale anche nella vita.

Nei momenti difficili, è molto meglio continuare a remare, andare avanti nonostante le difficoltà ‒ nella maggior parte dei casi sono pur sempre temporanee ‒ che non fermarsi, per poi dover trovare il modo di radunare le forze necessarie a ripartire.

Ma se ci si accorge che si sta avanzando nella direzione sbagliata? Vale lo stesso, questa cosa del continuare ad avanzare nonostante tutto e tutti? O in quel caso è meglio fermarsi, fare una giravolta, inspirare profondamente e radunare le forze, con l’aiuto delle persone a noi vicine, per ripartire nella direzione giusta, sapendo che sarà più dura?

 

Un pensiero su “La legge fisica dell’attrito

  1. Se ci si accorge di avere sbagliato direzione meglio fermarsi. Rendersi conto che la meta prescelta è nella direzione opposta a quella della nostra pedalata ci fa perdere le forze e offusca quello che è il nostro obiettivo. Perdiamo lucidità ed energia. Fermandoci possiamo ristabilire l’elenco dei nostri desideri e ritrovare la forza di ripartire. Se abbiamo la fortuna di avere accanto qualcuno che condivide i nostri progetti potremo chiedergli di darci una spinta nella giusta direzione.

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