Punti di vistaSegnalazioniTosti 'sti testi

Il tempo per riflettere e per dare sostanza alle cose

Tempo di lettura: 4’00”. /// Un punto di vista e la segnalazione di un podcast. ///

Il nuovo album di un mio vecchio amore mi ha fatto tornare indietro nel tempo, fra rock e nostalgia. E mi ha fatto molto riflettere su come nel frattempo siano cambiate le cose nel modo di porci e di presentarci agli altri.



Il tempo per riflettere e per dare sostanza alle cose


Ieri sono finalmente tornate le lyrics o’clock, ovvero l’ora di gettare uno sguardo ai testi delle canzoni. E scrivo ‘finalmente’ perché, come qualcuno si è giustamente accorto, ho saltato un lunedì.

Ebbene sì! Due settimane fa non c’è stata una nuova puntata di Tosti ‘sti testi, abbiamo saltato a pie’ pari l’appuntamento, facendovi ascoltare la replica della puntata dedicata a Tracy Chapman. Un po’ come a volte capita di saltare un pasto, magari per mancanza di mezzi o magari per eccesso di passione, presi come siamo a fare quello che più amiamo al mondo ‒ che sia fare musica, scrivere poesie, cucinare prelibatezze o chissà, organizzare un evento che coinvolge migliaia di persone ogni anno.

Ma vabbé, poco importa il motivo, ieri siamo tornati a offrirvi una puntata di Tosti ‘sti testi nuova di pacca e tutta dedicata ai Negrita! D’altra parte, se siete persone che si lasciano appassionare dalle cose, vi sarà sicuramente capitato almeno una volta di arrivare al punto di dimenticarvi persino di mangiare; o perlomeno di inghiottire qualcosa al volo, senza nemmeno rendervene conto, per non rubare tempo a quello che vi occupa la mente in quel momento.


Di sostanza e apparenza

Se in questa puntata di Tosti ‘sti testi ho deciso di farvi ascoltare i Negrita, è perché sono un mio vecchio amore dei tempi del liceo e perché hanno appena pubblicato un nuovo album, Desert Yacht Club. Ma anche perché da sempre le loro canzoni parlano di me, di quello che vedo e sento. E perché, ancora una volta, le loro canzoni mi hanno fatto parecchio riflettere.

In questo caso, complice il fatto che li seguivo un po’ distrattamente da un po’, il nuovo album mi inevitabilmente fatto tornare indietro nel tempo. Diversi anni fa li avevo sentiti in concerto al Garage Music di Castione, un locale che nel frattempo si è tramutato due volte in discoteca ‒ l’ultima, appena chiusa, si chiamava La Fabrique ‒ ma che all’epoca era soprattutto un locale dove si suonava live.

Rendere economicamente sostenibile un club che organizza concerti, soprattutto in Ticino, non è facile. Quindi in un certo senso il fatto che il Garage Music si sia tramutato per almeno due volte in una discoteca, che punta evidentemente di più sullo spingere a bere e a divertirsi, piuttosto che sull’offrire un contenuto interessante, non mi sorprende. Eppure credo che in qualche modo la trasformazione di questo locale possa illustrare la trasformazione che ha subito anche la società in questi anni.

La mia impressione è che, con gli anni, si sia passati da una società in cui la prima necessità era di dare sostanza alle cose, a una società in cui questa necessità è scivolata molto più in basso sulla scala delle nostre priorità. Oggi si cura molto di più l’apparenza ‒ il che non è un male, intendiamoci ‒ ma si tende un po’ a tralasciare il resto; ci si preoccupa molto di come le cose arrivano agli altri, ma molto meno di cosa facciamo effettivamente arrivare: ci preoccupiamo di come ci presentiamo agli altri, ma non di ciò che gli diciamo o gli mostriamo.

Ma non c’è solo questo.


Prendersi il tempo per riflettere e valutare

Allo stesso modo, si dà molta importanza all’immediatezza, alla spontaneità ‒ e anche questo non è un male, anzi ‒ ma si sta un po’ perdendo il valore della riflessione e della preparazione che precede un atto, sia esso artistico o semplicemente comunicativo. E mi sbaglierò, ma credo che stiamo arrivando a un punto di rottura, un momento in cui le cose in questo senso stanno per cambiare ‒ o ad ogni modo lo spero.

Mi è capitato ieri di leggere un articolo sul Guardian Online in cui si parlava di alcuni giovani stufi di aspettare che l’attuale classe politica risolva i problemi che loro si trovano ad affrontare. E non so, magari sono quelle cose che ciclicamente si scrivono, perché i giovani impegnati socialmente e politicamente ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Ma la grande esasperazione e frustrazione che si sente oggi non solo fra i giovani sta forse generando una nuova esigenza di più sostanza e meno apparenza, di di avanzare ipotesi meglio valutate pur a scapito di un po’ di immediatezza.

In ogni caso, ho la netta impressione che chi è al potere ‒ sia esso politico o economico ‒ oggi più che mai sia interessato o impegnato più che altro a gestire la situazione invece che a provare a migliorarla. E questo può andare bene quando le cose vanno bene per la maggior parte della popolazione. Ma visto che per la maggior parte di noi la situazione sembra costantemente peggiorare ‒ o comunque non dà l’impressione di poter migliorare in futuro ‒ questo immobilismo da parte di chi può più di altri contribuire a cambiare le cose, potrebbe finire col portare davvero a un cambiamento feroce.

Ascolta il podcast di questa puntata su radiogwen.ch!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*