Il giallo è servitoRacconti

Due quaglie e una mezza carota (6/6)

Tempo di lettura: circa 4’00”. /// Un racconto della serie Il giallo è servito. ///

Il commissario sente di essere vicino alla risoluzione del mistero, mentre la cameriera alla sua libertà incondizionata, finalmente scagionata dall’accusa di omicidio. Ma non tutto è ancora così chiaro…


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Due quaglie e una mezza carota


Episodio 1Episodio 2Episodio 3Episodio 4Episodio 5 ‒ Episodio 6


Il commissario sapeva di quella telefonata. Solo che non ci aveva dato peso. Ha detto che stupido che sono. Poi ha tracciato una linea temporale sul retro di un documento importante. L’agente che gliel’aveva portato da firmare non ha detto niente. Ha solo accennato a farlo. Il commissario ha scritto TELEFONATA con l’indelebile, nella parte destra del foglio. Poi è andato a rovistare in uno dei suoi mucchi di scartoffie, alla ricerca di un tabulato telefonico.

Ciò che si sapeva dall’autopsia era che Dimitriy Chagaev era morto a causa di una crisi cardiaca. Ma che la quantità di atropina che aveva nel corpo avrebbe potuto uccidere un cavallo. Il commissario mi ha spiegato che l’atropina si ricava da alcune piante. Fra le altre cose, genera allucinazioni e problemi alla vista, indebolisce i muscoli e può provocare un’accelerazione del battito cardiaco, oltre che rossore alle guance, al naso, alla fronte. Tutto questo, combinato all’alcol e allo stato di salute piuttosto precario di Chagaev, oltre a spiegare lo stato in cui era arrivato al ristorante, gli era stato fatale.

Ad ogni modo, le indagini ci avevano condotto alla cantina di Franco Strini e da lui siamo andati.

La sera dell’omicidio, in effetti, Franco Strini era passato a prendere Chagaev al ristorante alle 18.30 e l’aveva portato alla propria cantina. Si erano trovati a discutere gli ultimi dettagli del passaggio di proprietà del vigneto, dalle mani di Strini a quelle del russo. La cifra offerta da Chagaev era talmente alta da non aver saputo rifiutare. Poco dopo le 19.00, al momento di partire verso il ristorante, Chagaev aveva ricevuto la chiamata e aveva invitato Strini ad andare da solo al ristorante, ché l’avrebbe raggiunto. Il russo era dunque rimasto da solo nei pressi del vigneto, forse in attesa di qualcuno.

Il commissario ha chiesto sa con chi era al telefono? Franco Strini ha detto nessuna idea. Il commissario ha detto l’ultima chiamata ricevuta da Chagaev è partita dal telefono della sua cantina, alle 19.03.

Franco Strini ha sbarrato gli occhi. Il commissario ha chiesto chi poteva esserci alla cantina? Franco Strini ha esitato. Il commissario ha insistito. Franco Strini ha detto forse ho dimenticato di chiuderla. Il commissario ha chiesto chi ha accesso alla sua cantina, signor Strini? E lui ha risposto, con un misto di gelo e sgomento, solo mia figlia.

Strini ha guardato la foto di una bambina, appesa al muro. Il commissario gli ha chiesto se fosse Anita. Franco Strini ha detto sì, ormai è grande. Ha un’azienda sua, produce pomate e medicinali fitoterapici, a base di erbe, ma mi aiuta spesso con la vigna.

Più tardi, nella stanza degli interrogatori, dopo ore di pesanti raffiche di domande, Anita Strini ha per finire detto sì è vero, gli ho fatto credere di essere disponibile. Il commissario ha chiesto disponibile in che senso? Anita Strini ha detto mi sono sbottonata la camicia. Gli ho offerto il vino nel quale avevo messo l’atropina, un bicchiere via l’altro. Abbiamo parlato a lungo.

C’è stato un attimo di silenzio. Il commissario ha abbassato la testa e chiuso gli occhi. Aveva ottenuto la confessione che cercava e non aveva più motivo di insistere con altre domande. Anche Anita Strini è rimasta in silenzio. Ma lei aveva ancora qualcosa da dire. E proprio quando il commissario si stava per alzare, lo ha preso per un braccio e lo ha fatto sedere di nuovo.

Poi ha sputato fra le lacrime tutta la sua rabbia. Che Chagaev prendesse il controllo della polisportiva, poteva ancora accettarlo. Che si prendesse il vigneto di famiglia, la sua storia, i suoi ricordi d’infanzia, quello no. Ci sono cose che non si possono comprare con i soldi e con l’arroganza. Ma il padre si era ormai deciso.

Dopo averlo fatto ubriacare e averlo avvelenato, Anita aveva quindi portato Chagaev al ristorante, dov’era atteso. E lì la vita del magnate russo era finita, fra due quaglie e una mezza carota.


Questo racconto è stato pubblicato, con un finale più corto, dal quotidiano LaRegione, fra il 26 e il 31 ottobre 2015, nell’ambito del concorso “Il racconto della settimana”, di cui è poi risultato vincitore; la pubblicazione sul blog è stata l’occasione di scrivere questo finale come l’avevo pensato in origine, senza restrizioni sul numero di parole e in modo che non fosse troppo brusco, difetto che a detta di molti aveva la versione precedentemente pubblicata.

L’intenzione è comunque sempre stata quella di farne una serie, di scrivere altri gialli a puntate con la stessa narratrice-protagonista. Cosa ne pensate? Dite la vostra nei commenti o su facebook!

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