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La battaglia degli introversi in un mondo estroverso

Tempo di lettura: circa 5’00”. /// Un punto di vista e una segnalazione. ///

Che tu ti senta piuttosto introverso o estroverso ‒ introversa o estroversa ‒ ti sarà sicuramente capitato, almeno una volta nella vita, di non sentirti capito/a o di non capire “l’altro tipo di carattere”. Oggi ti segnalo un libro che può aiutarti a trovare delle risposte ai tuoi dubbi a riguardo.


Quiet


La battaglia degli introversi in un mondo estroverso


Sono introverso. Ma a volte, quando lo dico, mi sento quasi come se stessi ammettendo una colpa.

Che sia chiaro, io ci sto bene, con la mia introversione. Non mi sento come se stessi convivendo con una malattia. Anzi, a dire il vero non l’ho mai davvero vissuto come un problema, anche se in determinate situazioni un carattere introverso rende la vita un po’ più difficile, o disagevole. Ma soprattutto, ho sempre avuto difficoltà a spiegare cosa sia l’introversione a una persona estroversa.

Una prima difficoltà è quella di separare la parola “introversione” dalla parola “timidezza”. È vero che sono più spesso le persone introverse ad essere timide, ma la timidezza non ha niente a che fare con la personalità o il carattere di una persona. La timidezza è, semplificando un po’, la paura sociale di venire giudicati male. O meglio, è quella paura che non ci fa esporre al giudizio degli altri.

Ma chi non è mai stato timido almeno in una situazione che ha vissuto nella propria vita, introverso o estroverso che sia? Chi non ha mai rinunciato ad esporsi al giudizio degli altri, per paura di venir giudicato male?


Una questione di energia

CoverQuietUn grande aiuto, nel capire qualcosa che di me ho in fondo sempre saputo ‒ e soprattutto nel trovare un modo di spiegarlo a un estroverso ‒ me l’ha dato Susan Cain. Prima grazie al TEDtalk che ha tenuto nel 2011 (che trovate in fondo a questo articolo, in inglese ma con sottotitoli in italiano) e poi con il suo libro Quiet: il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare.

La differenza maggiore, fra una persona introversa e una estroversa, è il modo di consumare energia e di ricaricare le proprie batterie. In generale, non è vero che una persona introversa stia male o non si trovi a proprio agio in mezzo alle persone. Solamente, stare in mezzo agli altri è qualcosa che ci chiede molta energia, che ci fa scaricare in fretta le batterie. E più gente c’è, più dobbiamo dare fondo alle nostre riserve.

È anche per questo motivo che le persone introverse, in generale, preferiscono una cena a due o a quattro, che non un party o una festa. Sono andato a molte feste ‒ per divertimento o per fare pubbliche relazioni ‒ e mi sono spesso divertito, ho fatto molti incontri interessanti, ho passato delle belle serate. Ma poi avevo bisogno di un giorno intero di solitudine per poter recuperare.

Sì, perché noi introversi, per ricaricare le nostre batterie biologiche, quelle da cui tutti traiamo l’energia mentale che ci permette di ragionare e di lavorare, abbiamo bisogno di stare da soli, immersi in un libro o nei nostri pensieri. E se per qualche motivo non possiamo ritirarci un po’ in disparte, ci sentiamo spossati.

Tutto il contrario degli estroversi, insomma, i quali si caricano di energia proprio stando con altre persone, magari al centro della scena e sotto quei riflettori che sono gli sguardi della gente.


Niente bianco, niente nero
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Ad ogni modo, non si tratta mai di dividere le persone in due categorie, una bianca e una nera. Nella quasi totalità dei casi, si sta sempre e comunque parlando di una scala di grigi. Anzi, come dico sempre, se provi a classificare il mondo che ti circonda in ciò che è bianco e ciò che è nero, ricordati che farai un lavoro migliore introducendo una scala di grigi e tenendo presente che la realtà è fatta di milioni di sfumature di colori diversi.

Credo quindi che una persona può essere tendenzialmente introversa ‒ come me ‒ oppure tendenzialmente estroversa, ma questo dipende da tanti fattori, dalla situazione in cui ci si trova, dalle persone con cui si è in quel momento. Quel che è certo è che alcune persone si caricano quando sono in mezzo ad altri. Se sei fra queste, sei probabilmente una persona tendenzialmente estroversa, e ti voglio bene.

Fra i tantissimi stimoli di riflessione presenti nel libro di Susan Cain, il più importante è infatti questo: i gruppi che funzionano meglio sono quelli che combinano persone estroverse e persone introverse. La battaglia fra un modo di vivere le cose e quello opposto, insomma, la vinciamo tutti se si riesce ad accettare e a capire ‒ almeno in parte ‒ le caratteristiche e le esigenze dell’altro. E a collaborare, per trarre il meglio dalle caratteristiche di ognuno.

Ma in che modo, concretamente?


Per concludere

Ammiro le persone estroverse che sanno trascinare un gruppo, che si mettono naturalmente al centro della scena, non per attirare gli sguardi su di sé ma attirando gli sguardi su di sé. Che usano questa loro naturale caratteristica e capacità per far sentire tutti a loro agio. L’ammiro perché è una qualità che non ho e che a volte vorrei avere. Qualcosa che a volte sono riuscito forse a fare, ma per cui ho dovuto lavorare molto. Qualcosa che non mi viene per niente naturale fare. Persone così sono non solo le benvenute: sono necessarie, all’interno di un gruppo.

Allo stesso tempo, ammiro tutti quegli introversi ‒ e quelle introverse ‒ che con naturalezza ascoltano prima di parlare e che riflettono prima di esprimere la loro opinione. Non che chi è tendenzialmente estroverso non lo faccia, ma agli introversi viene di solito naturale. Sono quelli che, anche nelle situazioni più confuse, non possono impedirsi di farlo. Portano equilibrio e ragionevolezza nelle discussioni. Anche in questo caso, persone così sono non solo le benvenute: sono necessarie, all’interno di un gruppo.

E se anche voi pensate che la guerra fra introversi ed estroversi possa avere ‒o debba avere ‒ due campi vincitori, invece di due sconfitti, vi invito senza indugiare a leggere Quiet. E a farlo leggere ad altre persone. O perlomeno, a dare un’occhiata al TEDtalk di Susan Cain, per farvi una prima idea.


2 pensieri su “La battaglia degli introversi in un mondo estroverso

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