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Parlando di Reddito di Base con Marko Miladinovic

Tempo di lettura: 5’00”. /// La segnalazione di un interessante punto di vista. ///

Come cambierebbe la tua vita, se avessi a disposizione ogni mese 4’000.- di cui disporre a tuo piacimento, senza alcuna condizione? Te ne staresti anche tu tutto il giorno sul divano a non fare assolutamente nulla?



Parlando di Reddito di Base con Marko Miladinovic


Come ti comporteresti, se ogni mese ti venissero versati sul conto corrente 4’000.- per il semplice fatto di esistere? Secondo molte persone, la maggior parte degli altri ne approfitterebbe per starsene tutto il giorno sul divano, a non fare assolutamente nulla. O al massimo a guardarsi una serie tv dietro l’altra, abbuffandosi di pop corn e patatine.

Basta però chiedere a quelle stesse molte persone come si comporterebbero loro in quella situazione per sentirsi dire che no, loro non potrebbero mai, che magari per una settimana, giusto il tempo di recuperare le forze, godersi qualche giorno di meritato riposo dopo tanto lavorare, ma che poi non potrebbero fare a meno di rimettersi al lavoro, forse in maniera diversa, prendendosi un po’ più di tempo per se stessi o per la famiglia, forse concedendosi il privilegio di dare più spazio ai propri hobby, ma assolutamente no, non se ne parla neanche, non riuscirebbero proprio a starsene con le mani in mano ogni singolo giorno del resto della loro vita.

Insomma, come spesso accade, gli altri sembrano esistere solo nella testa di molte persone, niente di più di un riferimento da cui distinguersi, ma da cui alla fine tutti sembrano volersi distinguere. E allora la realtà delle cose dove sta? Nello sparutissimo esercito di divanari o nella somma di tutte quelle singole formiche operaie, che non resisterebbero più di una settimana senza potersi rendere utili in qualche modo?


E qui entra in gioco Marko

Durante lo scorso Gwenstival, festival di musica e radiofonia organizzato da Radio Gwendalyn e giunto quest’anno alla sua settima edizione, ho avuto il piacere di parlare di questo con Marko Miladinovic, poeta e performer chiassese che calca i palchi di mezza Europa con i suoi testi di poetry slam e con la musica dei suoi Fedora Saura.

Marko vive di questo. O meglio, «ci muoio», come mi ha detto in entrata di trasmissione. Eppure sì, accontentandosi di vivere con poco, questa è l’unica vera attività remunerativa che da ormai 3 anni porta avanti.

Se l’ho invitato a parlarne in radio è però sostanzialmente per due motivi. Il primo è che il tema dell’edizione 2017 del Gwenstival erano gli antidoti e che, per tutta la prima giornata, si è andati alla ricerca di un antidoto all’eterno ritorno dell’uguale; considerata la sua professione decisamente variata e fuori dal comune, ho pensato che potesse essere un buon punto di partenza per trovare quell’antidoto in particolare.

Ma è il secondo motivo, quello per cui ci tenevo particolarmente ad incontrarlo davanti a un paio di microfoni accesi. A margine dell’edizione 2017 di Chiassoletteraria ci eravamo trovati a parlare di una lotteria. E dell’idea di finalmente istituire, in Svizzera come in Europa, un Reddito di Base Universale e Incondizionato.


Fare la differenza fra ‘lavoro’ e ‘attività’

Di ciò che io penso dell’RBUI ‒ e di cosa sia ‒ ne ho già abbondantemente scritto in passato proprio su questo blog (qui, qui, qui, qui e qui). Per farla breve, l’idea è proprio quella di ricevere una somma di denaro ogni mese, per la semplice ragione di esistere, come si scriveva all’inizio. Mi interessava quindi confrontarmi con Marko non tanto sull’idea in sé, quanto piuttosto su ciò che lui pensava a proposito di quest’idea. E di come una sua eventuale istituzione potrebbe cambiare non solo la sua vita d’artista, ma anche quella di persone con professioni più comuni, oltre a dare nuovo vigore e legittimazione sociale ad attività tanto fondamentali quanto poco ‒ o per nulla ‒ remunerate, quali l’occuparsi della casa e dell’educazione dei figli oppure lo svolgere attività di volontariato.

Citando Carlo Michelstaedter, scrittore e filosofo goriziano morto suicida nel 1910, Marko ha tenuto prima di tutto a fare la differenza fra ciò che intendiamo per ‘lavoro’ e il concetto di ‘attività’, con il primo che, a partire dalla Rivoluzione Industriale, si è indissociabilmente legato al concetto di ‘salario’, o comunque di ‘guadagno’. Secondo Michelstaedter, però, «il diritto di vivere non si paga con un lavoro finito, ma con un’infinita attività». Tanto più che il lavoro, al giorno d’oggi, in molti casi non garantisce nemmeno più di guadagnarsi da vivere, e quindi il proprio “diritto di vivere”. Bisognerà insomma affrancarsi «da questa tirannide che è diventata il lavoro. Perché uno può anche lavorare 48 ore a settimana e non arrivare a fine mese.»

E qui ritorniamo al quesito iniziale: come ti comporteresti, se avessi a disposizione 4’000.- al mese per il semplice fatto di esistere? Da qualche tempo Marko tenta la sorte una volta al mese, giocando a una lotteria che, in caso di vincita, gli garantirebbe appunto 4’000.- al mese per i prossimi 20 anni. E lui, come le molte persone di cui si parlava prima, non se ne starebbe certo con le mani in mano. Anzi, senza la necessità di guadagnarsi da vivere, dedicherebbe ancora più tempo alle proprie attività.


L’inconsistenza degli altri

Da dove arriva quindi questa idea che gli altri approfitterebbero dell’RBUI per passare le giornate a grattarsi la pancia? «Sai», mi dice Marko, «io penso che questo sia il veleno, il veleno che abbiamo. […] questo veleno che dice: “Io ho faticato tutta la vita e voglio che tutti gli altri fatichino come me. E non posso concedere [le possibilità date da un RBUI] perché io per primo ho faticato, mi sono spaccato la schiena.” […] Lui non [ne] ha avuto la possibilità […] e adesso non vuole concederla agli altri.»

Ancora questi altri che ritornano. In una forma diversa, ma pur sempre degli altri si tratta. E allora dovranno pur esistere, questi altri, anche se non si fanno mai vedere. O forse invece è proprio questo il problema. Per poter davvero cambiare le cose dobbiamo smetterla di indicare questi altri che non sappiamo mai bene dove si nascondono. E convincerci finalmente che gli altri non esistono. Esistiamo noi. Esistono le persone che ci stanno attorno e quelle che incrociamo ogni giorno.


Per ascoltarvi tutta la nostra chiacchierata condita con tanta bella musica, sul sito di Radio Gwendalyn è ora disponibile il podcast di questa puntata di Remedies, dedicata alla ricerca di un antidoto all’eterno ritorno dell’uguale.

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