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Street art e stereotipi

Foto di Massimo Pedrazzini per Cooperazione

Se è da un po’ che mi seguite, forse sapete che uno dei temi che più mi stanno a cuore e che mi lavorano dentro è quello del nostro rapporto con i cliché e con gli stereotipi. L’ho approfondito molto, negli ultimi anni, spargendone manciate qua e là in vari progetti, tanto che faccio ormai quasi fatica a non guardare le cose attraverso queste lenti.

La maggior parte delle volte, ai cliché non facciamo nemmeno caso. Perlomeno non troppo. In un certo senso, questo passare sotto traccia è parte stessa della natura dei cliché. E anche quando ci rendiamo conto di essere per così dire vittime di uno di essi ‒ o quando notiamo che il comportamento di altre persone, in una determinata situazione, è fortemente influenzato da uno stereotipo ‒ ci diacimo che non è poi così grave, che in fondo basta riderci su.

Secondo me sbagliamo a prenderli sotto gamba. Sbagliamo soprattutto a minimizzare l’influenza che i cliché hanno sul nostro modo di essere, sul nostro modo di relazionarci agli altri e quindi, di conseguenza e più in generale, sulle nostre stesse vite nel loro insieme.

Nel mio piccolo, provo quindi ogni tanto a scardinarne qualcuno. Ad esempio con questo articolo sulla street art in Ticino, pubblicato sul numero 15 di Cooperazione. Spesso vista più come un atto vandalico che non come espressione artistica, la street art è in realtà molto diversa dall’idea che molti se ne sono fatti, più legata agli inizi del writing negli anni ’80 e ’90 che non alla realtà di oggi, pur evolutasi da quell’esperienza.

E negli anni ’90 hanno mosso i primi passi anche i Nevercrew, due formato da Christian Rebecchi e Pablo Togni che ho incontrato per scrivere l’articolo. Ora hanno opere in tutto il mondo e questa è diventata la loro professione. Alcune loro cose si trovano anche in Ticino. Altre appena più lontano, a Lucerna o a Coira. Se vi va di scoprirli, questo è il loro sito: https://nevercrew.com.

L’immagine qui sopra non si riferisce però a loro. Quando mi sono messo a lavorare all’articolo, infatti, c’era un nuovo progetto in corso, voluto e finanziato dal Comune di Maggia, il quale ha chiamato KLER e SoFreeSo ‒ ovvero le sorelle Chiara e Sofia Frei, di Cevio ‒ per decorare le zone di raccolta delle differenti frazioni del nuovo comune post-aggregazione. E le due street artist hanno hanno pensato bene di recuperare a modo loro gli stemmi dei vecchi comuni, per farli rivivere.

Leggi l’articolo su cooperazione.ch!

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