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Nuovi tabù nascono (per fortuna!)

Tempo di lettura: 3’30”. /// Un punto di vista. ///

L’edizione 2018 di Chiassoletteraria, la tredicesima, è dedicata ai tabù. Un’occasione per chiedersi quali vecchi tabù sono caduti, ma anche quali nuovi tabù sono nati. A partire da questa sera, con la serata omaggio a Mariella Mehr.



Nuovi tabù nascono (per fortuna!)


Questa sera si apre la XIII edizione di Chiassoletteraria (2-6 maggio 2018), anche se l’inaugurazione ufficiale è in programma venerdì 4 alle 18h30 e anche se il primissimo appuntamento di quest’anno era già in agenda lo scorso 25 aprile, con l’incontro fra la scrittrice grigionese Leta Semadeni e le classi quarte delle Scuole Medie di Chiasso.

Marco Galli, coordinatore dell’associazione che organizza ogni anno il festival, ieri alla radio ha paragonato la situazione ai film di Quentin Tarantino, che «partono a metà della trama e si riavvolgono poi su loro stessi.» E sebbene il regista statunitense a Chiasso non ci sarà, citare il suo nome in relazione a un’edizione dedicata al tema dei tabù direi che ci può stare.

Oltretutto, come del resto è stato il caso gli anni scorsi, l’appuntamento del mercoledì è riservato alla proiezione di un film. Nello specifico, Dove cadono le ombre di Valentina Pedicini, che sarà presente questa sera alle 20h45 al cinema Plaza di Mendrisio per presentarlo.

E in questa serata omaggio che abbiamo voluto dedicare a Mariella Mehr, si parla in un certo senso non di un tabù che è caduto, bensì di un nuovo tabù che si è creato.



Nuovi tabù nascono

I tabù cambiano col tempo, perché i tabù sono dettati dalla società e insieme alla società evolvono. Se però determinati tabù cadono ‒ pensiamo a quelli legati alla sessualità, a partire dal ’68, ma anche di pari passo con la diminuzione dell’influenza della Chiesa ‒ altri tabù nascono. E per fortuna!

Il termine tabù ‒ che già nelle lingue polinesiane da cui deriva stava ad indicare un divieto, una proibizione ‒ non ha per forza un’accezione negativa. Anzi, nella maggior parte dei casi l’esistenza di un tabù risponde in primo luogo a un bisogno sociale, di protezione verso qualcosa di potenzialmente negativo. Ma di questo ci parleranno probabilmente ‒ e con maggiore competenza ‒ lo psicanalista Massimo Recalcati e l’antropologo Marino Niola.

Fatto sta che, nel caso dei Kinder der Landstrasse, le bambine e i bambini jenisch tolti alle loro famiglie, di cui Mariella Mehr ha scritto molto, quello che per decenni non è stato un tabù, oggi lo è. L’idea che lo Stato possa portare avanti una politica eugenetica di questo tipo, in particolare per un ideale di purezza della razza, strappando dei bambini alle loro famiglie, oggi non è solo aberrante, è semplicemente inconcepibile. Insomma, è diventato un tabù.


Vecchi tabù permangono

Come la maggior parte delle cose, i tabù non sono però bianchi o neri; ci sono infinite sfumature di grigio. Spostandosi poco più a sud, anche L’arminuta di Donatella Di Pietrantonio ‒ ospite del festival domenica alle 11h, quando sarà intervistata dagli studenti della classe di Letteratura internazionale del Liceo di Lugano 1 ‒ affronta quello che oggi è un tabù, ma che fino a qualche decennio fa non lo era, ovvero togliere un figlio ai propri genitori.

Il romanzo, Premio Campiello 2017, racconta infatti la storia di una bambina che cresce in una famiglia che non è la sua famiglia biologica, venendo a conoscenza della realtà solo molti anni più tardi quando, per dei motivi che non sto qui a rivelarvi per non rovinarvi la lettura, viene restituita alla famiglia che le ha dato la luce. In questo caso però, a differenza dei Kinder der Landstrasse, il confine fra ciò che è lecito e cosa no ‒ fra cosa dovrebbe essere considerato un tabù e cosa invece non lo dovrebbe essere ‒ è molto più labile. Ma per poterci ragionare sopra, bisogna leggere il libro ‒ o passare a Chiassoletteraria di domenica mattina.

Detto questo, è chiaro che i tabù non cambiano solo spostandosi nel tempo. Se ci spostiamo ancora più a sud, fino ad arrivare in Camerun, e proviamo a ragionare sui tabù legati all’omosessualità, ci rendiamo conto che questi cambiano molto fra la Svizzera e lo Stato africano, paese d’origine dello scrittore romando Max Lobe, altro gradito ospite del nostro festival. In Svizzera, il modo di vedere l’omosessualità e le persone omosessuali è sicuramente cambiato negli ultimi decenni; altrove ‒ in Camerun nello specifico ‒ gli atti omosessuali sono tutt’ora puniti dalla legge, come lo erano per esempio in Gran Bretagna ai tempi di Alan Turing.

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