Non una recensione

Visioni distopiche di città italofone (3/4)

Tempo di lettura: circa 6’30”. /// Non una recensione #3 (terza parte). ///

Ad alcune persone, costruire un muro sembra sempre la soluzione migliore per tener lontani i problemi. Ma è davvero così? Questa settimana, vi propongo di rifletterci in compagnia di Timothy Hofmann e del suo romanzo grafico Corvi+Topi.


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Visioni distopiche di città italofone (terza parte)


«Sono un argomento attuale ‒ no? ‒ le barriere. Barriere di ogni tipo. Prima di tutto le barriere mentali, quelle che uno da quando nasce [si vede costruire] attorno. Poi a un certo punto ti trovi pieno di barriere, fatte spesso di pregiudizi, di pensieri pensati da altri.

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«Quando ho scritto questo pezzo, pensavo proprio al fatto che spesso, violando delle regole che sembrano mandate da Dio ‒ [e] invece sono fatte dagli uomini per preservare il privilegio e gli interessi di pochi ed escludere tutti gli altri da questo privilegio ‒ violando queste regole si buttano giù dei muri.

«È difficile, cazzo, difficilissimo. Però si può fare.»

Queste parole le ha pronunciate Lorenzo Jovanotti, introducendo Il muratore, canzone tratta dal suo album del ’97 L’albero, durante un concerto della tournée di quello stesso disco, tenuto a Roma e trasmesso dalla Rai. Un concerto che non so quante volte ho rivisto in VHS.

Ma un modo per buttare giù i muri, forse, è proprio quello di costruirne di altri. Fittizzi, però. E di metterli magari dentro a un fumetto, in cui provare a immaginare cosa succederebbe, se quel muro fosse reale. In ogni caso, è esattamente quello che sta facendo Timothy Hofmann nel suo romanzo grafico in 10 puntate Corvi+Topi. E se nelle scorse settimane vi ho portato a Venezia e poi a Napoli, questa volta vi parlo di una visione distopica di Lugano.


Un muro in Ticino

Di muri nel mondo ce ne sono stati e ce ne sono ancora tanti, da quello intangibile dell’Apartheid a quello molto più concreto di Berlino (di entrambi ho parlato brevemente in un precedente articolo) passando da quello fra Israele e la Palestina (il quale sembra un condensato dei primi due) fino ad arrivare a quello che Donald Trump vuole costruire a spese del Messico (il che sarebbe tristemente ironico, considerando quanti danni ha fatto all’economia messicana l’abbattimento del “muro” doganale fra i due Paesi). Ma anche dalle nostre parti, c’è chi ha proposto di costruire un muro fra Italia e Ticino, come soluzione a tutti i mali del nostro Cantone. Una soluzione che Timothy Hofmann ha preso alla lettera e ha messo dentro al suo fumetto.

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Siamo nel 2036 e la città di Lugano si appresta a festeggiare il quindicesimo anniversario di una nuova società. La Triplice Alleanza Elvetica ha preso il potere e ha fatto erigere un muro lungo il confine nazionale, separando fisicamente, economicamente e culturalmente la Svizzera dal resto dell’Europa. Proprio quando il sindaco ordina di togliere il drappo che nasconde la statua di Elvezia, recentemente restaurata per l’occasione, tutta la popolazione si rende però conto in diretta tv che qualcuno l’ha decapitata.

Il lettore segue tutta la vicenda dal punto di vista di Florence, una 23enne che lavora per una pizzeria d’asporto e che si ritrova suo malgrado coinvolta dal misterioso personaggio che ha decapitato la statua, il quale non è nient’altro che il leader di un piccolo gruppo di sovversivi che combatte la Triplice Alleanza Elvetica al potere. «Forse non approverai, ma il mio gesto è il risultato di qualcos’altro», dice il misterioso personaggio a Florence, al loro primo casuale incontro. «La Svizzera ha perso la testa.»

Il primo elemento interessante di Corvi+Topi è proprio questo. Il fatto che ci sia un’eroina, che la protagonista della storia sia un personaggio femminile. Dell’importanza di questo aspetto ho scritto qualche settimana fa, quindi non mi dilungo in questa sede. Ma giusto per ribadire il concetto, trovo davvero importante che ci siano più storie che abbiano delle protagoniste invece che dei protagonisti, che propongano di scoprire una storia universale da un punto di vista femminile.

Ma c’è anche un secondo elemento molto interessante in questa graphic novel, ovvero quello di cui sto parlando nel Non una recensione di questo mese: la distopia, la degenerazione dell’attuale situazione sociale e politica del Canton Ticino. E la sua idea di futuro distopico è un validissimo motivo per interessarsi da vicino al work in progress di Timothy Hofmann.



Popolo sovrano

«Quello che noi stiamo cercando di fare è ricordare il motto con cui questi signori ci hanno abbindolato: “Il popolo è sovrano”», dice il leader dei dissidenti a Florence. E il riferimento è più che evidente.

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La Triplice Alleanza Elvetica, che governa ormai da tempo e in modo dittatoriale la Lugano del 2036, è un chiaro rimando alla Lega dei Ticinesi e all’UDC, o meglio ai loro discorsi e a cosa essi potrebbero portare se venissero applicati alla lettera. Primo fra tutti, chiaramente, la costruzione di un muro che ci isoli dall’Europa e che tenga lontani frontalieri e “padroncini”, richiedenti l’asilo e “giudici stranieri”.

I riferimenti alla situazione sociale e al clima politico attuale sono senz’ombra di dubbio la cosa più riuscita e più compiuta di questo progetto. E il fatto di poterne scoprire altri, di questi rimandi, nei prossimi capitoli del romanzo grafico, è un sicuro motore di scoperta, alimentato dalla curiosità di vederci riflessi in uno specchio deformante, per meglio capire non solo chi potremmo essere in futuro, come società, ma soprattutto chi già siamo. Adesso. Magari senza troppo rendercene conto.

Insomma, non vedo l’ora di poter leggere il quarto capitolo, e poi quelli a seguire. Anche perché, sebbene Corvi+Topi sia a mio avviso un’opera un po’ acerba, credo soprattutto che sia un’opera coraggiosa che vale decisamente la pena di scoprire e di sostenere. L’equilibrio fra testo e immagini non è sempre ottimale, è vero: il testo a volte è troppo descrittivo e le immagini non sempre aggiungono informazioni alla tavola. Anche a livello narrativo, a volte la storia avanza lentamente o zoppica un po’. Ma lo ribadisco, si tratta di un progetto che vale sicuramente la pena sostenere. E se vi dico questo, è perché l’unico modo per avere dei capolavori, un giorno, è di sostenere chi sta lavorando ad opere acerbe adesso. Quindi, non esitate troppo: restano ancora un paio di mesi, per dare un contributo concreto a questo progetto, tramite la piattaforma di crowdfunding progettiamo.ch, promossa dai quattro Enti Regionali per lo Sviluppo del Canton Ticino.

Cosa ne salterà fuori? Forse, un giorno, un V for Vendetta in salsa ticinese!


V for Vendetta di Alan Moore e David Lloyd

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Nonostante il fatto che non parli di muri, leggendo Corvi+Topi mi è tornato in mente un capolavoro del fumetto. D’altra parte, dopo aver scomodato Ray Bradbury e Geroge Orwell con, rispettivamente, Fahrenheit 4511984, perché non chiamare in causa anche Alan Moore e David Lloyd e il loro V for Vendetta?

Come detto, qui non ci sono muri. Ma per molti altri versi, si può tracciare un parallelo fra i due, sia per quanto riguarda la situazione sociale e politica sia per quanto riguarda la storia che vi è narrata, perlomeno nel loro incipit. Anche in V for Vendetta, infatti, la scintilla è l’incontro fra Evey, una giovane ragazza ignara o quasi della situazione politica londinese, e V, un misterioso dissidente. Le vite dei due si incrociano per caso il giorno di un importante anniversario, quello della Congiura delle polveri del 5 novembre 1605. Durante i festeggiamenti, V compie un attentato, coinvolgendo inevitabilmente Evey nella sua battaglia, in questo caso portata avanti, fino a quel momento, in solitaria. Un altro parallelo interessante è invece il fatto che entrambi i partiti arrivati al potere, in ambedue i romanzi grafici, pur essendo a tutti gli effetti delle dittature sono arrivati al potere democraticamente, facendo leva esclusivamente sulle paure della gente. E quest’ultimo mi sembra un aspetto su cui è fondamentale riflettere oggi, in particolare rispetto a tutti quei partiti che in Svizzera come in Europa guadagnano consensi soprattutto facendo leva più sulle paure irrazionali che su un vero progetto politico.

Insomma, se in questi primi tre articoli sono riuscito a interessarvi alla distopia, anche V for Vendetta è senz’altro una lettura interessante. Se alla lettura preferite invece i film, sappiate che nel 2006 i fratelli Wachowski ‒ quelli della trilogia di Matrix ‒ ne hanno tratto un adattamento cinematografico secondo me riuscito, sebbene cambi diverse cose rispetto al fumetto, rendendo la storia e i personaggi molto più Hollywood-compatibili, snaturando quindi parecchio l’opera originale nonostante l’ambientazione e l’accento siano rimasti entambi britannici.

La settimana prossima, vi porto a Roma, per l’ultima tappa di questo breve viaggio distopico nell’italofonia.

 



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